Segreti che uccidono by Riccardo Landini

Segreti che uccidono by Riccardo Landini

autore:Riccardo Landini [Landini, Riccardo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton editori
pubblicato: 2021-03-08T23:00:00+00:00


XIII

La disperazione. Cos’è in fondo se non uno stato di acuta consapevolezza, di coscienza dell’inutilità della lotta, dell’affannarsi, dello spremersi contro ciò che ci riserva la vita ogni giorno? La saggezza che s’accorge dell’assenza di un futuro che possa favorire il presente con speranze, ideali, prospettive. Non era proprio questo ciò che restava nel mio animo, grattandone appena la superficie?

Da quanti anni non facevo altro che concentrarmi sull’attimo, senza fare progetti, programmi, senza coltivare alcun piano che andasse oltre le quarantotto ore, gran seguace del motto “il domani ancora non esiste, quando esisterà sarà già passato”?

Ero rimasto sul divano avvolto nella coperta intrisa del suo profumo, percorrendo l’ultimo tratto della notte in un dormiveglia che mischiava sensazioni, sogni, riflessioni in un’assurda sarabanda.

Mi rendevo conto di quanto fossi debole nella mia apparentemente tetragona asprezza: un naufrago del deserto che denigra l’acqua, non si cura di trovarne, ma che al primo miraggio di un’oasi si scioglie di gioia, salvo precipitare nuovamente all’inferno alla scoperta della beffa.

Questa premessa serviva a spiegare come, la notte prima, mi ero rassegnato a consegnare ad Anthea le monete, i gioielli e il foglio dei nomi, senza oppormi, passivo di fronte al suo esuberante dinamismo.

«Domani raccolgo tutte le informazioni che ci servono, vedrai. E parlo con il maresciallo Posse per capire come può aiutarci. Non ti preoccupare, non farò il tuo nome».

Questo mi aveva annunciato con un tono che strideva rispetto alla mia espressione assolutamente spenta. Per fortuna le braci nel camino non riuscivano a illuminare le ombre sul mio volto. O forse lei se ne accorse, però preferì non dir nulla.

Quando arrivò la mattina e con essa il sole che filtrava dai vetri, il rito del caffè, la sveglia di Isa e Oscar, la colazione, cominciai a riprendermi. Sul mio viso già abbronzato dal sole di montagna avevo dipinto un sorrisetto beota adattabile a ogni situazione e conversazione. Anche l’umore era migliorato, grazie all’allenamento di anni passati nell’oscurità della solitudine e della malinconia.

Così, allorché la bambina mi chiese di accompagnarla a fare il bagno, le proposi la piscina di un paese vicino; non intendevo girare per Garbano, non mi andava proprio. Tempo un’ora e stavo sotto l’ombrellone ai margini di uno specchio d’acqua colmo di esserini ululanti che si tuffavano in continuazione dal bordo o dal trampolino. Il cellulare non aveva dato segni di vita, nessun’altra chiamata spiacevole. Fortunatamente.

All’ora di pranzo mi recai al bar a comprare un paio di panini e, nel pagare, mi accorsi di avere infilato nel portafoglio la lettera di Sergio, sulla quale era il caso di soffermarsi un po’ di più di quanto non avessi fatto. Che cosa intendeva il mio amico con la frase “Vai a casa mia e troverai ciò che ti serve” e che questo qualcosa l’avrei potuto rinvenire soltanto ricordandomi i fatti di Radeno? Probabilmente intendeva che avrei dovuto recarmi di nuovo in città, nella sua casa, anche se non disponevo delle chiavi per entrarvi. Che senso aveva?

D’altro canto, non potevo lasciare nulla di intentato pur di liberarmi da quella specie di incubo, per capirne di più e per tutelare la figlia di Sergio.



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